Terra Mia

Terra Mia di Emanuele Scuotto è il racconto di una vita, di una città, dell’una intrecciata nell’altra.

Percorrere i sentieri battuti da un artista è come esplorare un territorio sconosciuto: occorrono punti di riferimento per orientarsi lungo il percorso, luoghi simbolici dove soffermarsi, racconti per conoscerlo a fondo.

Un Cristo che pare scomparire nella parete bianca che lo sta inghiottendo, quasi a volersi nascondere davanti all’ennesima tragedia dell’uomo contro l’uomo; un San Gennaro che alza lo sguardo al cielo perché stanco di guardare in basso, tra le solite miserie, ma anche una santa della Luce, ritratta in atteggiamento fiero e combattivo, quindi carico di speranza. Perché il bene e il male nascono dalla stessa materia e, banalmente, sta a noi scegliere se innalzarci con forza o sprofondare negli abissi più cupi, quelli che ci scaviamo dentro. E poi il mistero, sfuggente e sensuale, di una donna velata. E un’altra donna ancora, amata da sempre e per sempre, violata dal dolore e dalla sofferenza che, attraverso la sua indomita forza, si trasformano in un’arma contro il male, uno scudo d’oro con cui proteggersi e combattere con coraggio, e vivere, e gioire.

Questi i luoghi che ci accompagnano in questo preciso tratto del percorso, artistico e umano, di Emanuele Scuotto, inizio di un nuovo corso di cui questa mostra è testimonianza.

Terra mia: la terra è Napoli, la sua terra e la sua prima fonte di ispirazione, ma è anche la terracotta, il suo tramite per raccontare e raccontarsi. Egli modella le sue parole nell’argilla e intreccia storie di oggi con simboli e personaggi che vengono da lontano, da un passato ricchissimo che è la materia con cui lavora ogni giorno. Plasma tradizione e contemporaneità ispirandosi all’arte popolare – un’arte senza inganno né trucco, sosteneva Mirò – come alla musica di Pino Daniele (impossibile non notarne l’omaggio nella scelta del titolo della mostra), guarda all’arte barocca come ad artisti contemporanei, tra cui Nicola Samorì e Matteo Pugliese. Tanti filtri attraverso cui guardare il mondo di oggi e restituircelo sublimato da mani capaci e sguardo attento, carico di domande più che di risposte, forte di quell’urgenza tipica di chi osserva e rielabora, ricerca e trasforma, incessantemente.

È un talento magmatico, quello di Emanuele: in continuo movimento, in apparenza calmo ma dalla forza dirompente, che lascia il segno.

Alba La Marra